22 - 26 ottobre 2014 - Politeama Rossetti Trieste
20 ott - 2 nov 2014 - Teatro Morlacchi Perugia
16 - 21 dicembre 2014 - Teatro Verga Catania
FINIS TERRAE
Di: Gianni Clementi
da un’idea di Antonio Calenda
Scene: Paolo Giovanazzi
Luci: Nino Napoletano
Movimenti coreografici: Jacqueline Bulnes
Costumi: Domenico Franchi
Regia: Antonio Calenda
Produzione: Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia - Fondazione Istituto Dramma Popolare di San Miniato
Interpreti: Nicola Pistoia, Paolo Triestino e con Francesco Benedetto e Ismaila Mbaye, Ashai Lombardo Arop, Moustapha Dembélé, Moustapha Mbengue, Djibril Gningue, Ousmane Coulibaly, Inoussa Dembele, Elhadji Djibril Mbaye, Moussa Mbaye
La povertà materiale e quella spirituale, di valori, di umanità; la dignità e la discriminazione, la guerra e l’accoglienza, il bisogno profondo, imperioso di speranza… è in questi temi il nucleo palpitante di Finis Terrae nuovo spettacolo di produzione nato da un’idea di Antonio Calenda su drammaturgia di Gianni Clementi che dopo aver debuttato in anteprima al Festival di San Miniato, inaugurerà a Trieste la nuova stagione al Politeama Rossetti.
Si tratta di un apologo sulla povertà, sul destino degli ultimi della terra, perseguitati, forzati alla migrazione sulle nostre coste, dove troveranno però una realtà corrotta dalla superficialità e dalla cultura del benessere e del consumo. Una realtà in cui un uomo vale per quanto possiede e non per ciò che è, e dove nella dilagante indifferenza e nella costante insoddisfazione sta andando perduto il senso della responsabilità e della compassione.
È l’assurdo del nostro quotidiano, quello dei fatti di cronaca sempre più cruenti sciorinati da telegiornali che non smettono di enumerare vittime del mare, partite su instabili barconi carichi di “merce” umana, mentre attorno la vita continua a scorrere, senza un sussulto.
In questo gorgo buio del nostro presente indaga Finis Terrae, intrecciando – com’è dono della scrittura di Clementi e come vuole la concezione di Calenda – accesa denuncia e leggerezza dei toni, echi danteschi a profili di personaggi che ci appaiono vivi, potenti nella loro verità.
Lo spettacolo si apre su una spiaggia battuta da una burrasca: è la notte di Natale, e Carbieli e Peppe hanno scelto proprio quel luogo sperduto per incontrarsi. Sono due personaggi gretti e piccoli, delinquenti di bassa lega, contrabbandano sigarette per un’organizzazione criminale e proprio per ritirare un notevole carico sono in attesa su quella spiaggia. Aspettano l’imbarcazione fra il timore di non vederla approdare per il maltempo e l’ansia di essere colti in flagrante da qualche motovedetta. Ciononostante hanno modo di dialogare, e sebbene appartengano alla zona “fortunata” del mondo, si rivelano due infelici. Sconfitti dalla vita, Carbieli più utopista, poetico, mantiene una propria morale, Peppe più pragmatico appare deluso da tutto, dai suoi stessi figli, che fanno del “possesso delle cose” l’unica motivazione per l’esistenza…
Improvvisamente notano sulla spiaggia un giovane di colore privo di sensi: lo soccorrono e provano a parlargli. Il ragazzo racconta la dura realtà dell’Africa e il suo sogno di diventare un calciatore di successo e portare la sua sposa in una terra dove ci sia acqua e ci sia pane.
Il racconto si spezza con l’apparizione di un barcone semidistrutto che approda con grande difficoltà e libera un terribile carico di persone. Diversi uomini di colore, extracomunitari, una donna incinta e un negriero senza scrupoli, che anche in quella situazione di paura e sofferenza continua a frustarli e a tenerli prigionieri.Fra reciproca conoscenza e diffidenza, poesia, musica e colpi di scena, la vicenda progredirà fino alla nascita del bimbo: un neonato di colore, frutto di una violenza brutale ma bello, e sereno.
Un simbolo che sembra richiamare ciascuno di loro all’appartenenza al genere umano. Antonio Calenda sceglie la drammaturgia di un autore contemporaneo di notevole interesse e – nei ruoli dei protagonisti – interpreti di comprovato talento e in profonda sintonia come Nicola Pistoia e Paolo Triestino, a cui si affiancano Francesco Benedetto e assieme a Ashai Lombardo Arop un gruppo di attori e musicisti del Senegal, del Mali, del Burkina Fasu per affrontare, fra onirismo e lancinante verità, temi contemporanei attraverso il senso d’ironia e una malinconia esistenziale alta e placata.